Negli ultimi due giorni, la dichiarazione del nuovo sottosegretario ai Beni Culturali Lucia Borgonzoni: “Non leggo un libro per svago da tre anni” ha destato scalpore. La dichiarazione stessa, però, è stata male interpretata da chi ha posto l’accento sulla pausa di tre anni, intesa come confessione di una sorta di indolenza verso la cultura, perdonabile per il popolino ma inaccettabile per un sottosegretario. Invece, il nodo della questione è contenuto nel precedente “per svago”. Perché la Borgonzoni (che cita fra l’altro come sua ultima lettura Il castello di Kafka) sta implicitamente dichiarando che per lei leggere un libro, o andare al cinema o a un concerto, sono passatempi rispetto al lavoro. È la classica posizione già espressa dalla famigerata cazzata di Tremonti: “La cultura non si mangia” per cui la letteratura, il cinema, la musica, per quanto elaborati possano essere, non sono fondamentali alla crescita e al miglioramento di sé, ma semplici forme di intrattenimento che all’occorrenza possono e devono essere accantonate, e senza troppi rimpianti, in vista delle cose serie. Per questo motivo, e non perché non legge libri – chi se ne frega se non legge –, le posizioni mie e della Borgonzoni sono inconciliabili, perché se anche recuperasse come si auspica il tempo perduto, ad essere opposte sono le nostre due visioni della vita e di cosa realmente conta.
2 commenti:
Chissà cosa intende per svago...svagatezza?
eh forse...
mi scuso se ti rispondo solo ora, ma non mi ero accorto del commeto.
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