In una casa fatiscente, che mai nessuno frequentava, viveva nel tedio dell’ozio una dama, che si era ritirata lì avendo buoni motivi per guardarsi dai rapporti sociali. Un certo gentiluomo pensò di farle visita e una sera che la luna si intravedeva appena, si recò a trovarla in segreto. All’allarme fragoroso di un cane si presentò una inserviente a chiedere da dove venisse: egli si fece subito annunciare ed entrò. Si respirava un senso di abbandono e si domandò com’ella facesse a vivere in quelle condizioni: davvero stringeva il cuore. Sostò un poco sulla misera veranda quando qualcuno, con voce giovane ed educata, disse: «Prego, da questa parte». Entrò per una porta che scorreva a fatica. L’interno invece, non era così desolante: sul fondo riluceva appena la luce fioca di un lume, ma in quella penombra si coglieva lo splendore degli arredi; aleggiava poi un profumo non dovuto a cure frettolose: era una dimora davvero accogliente.
Una voce disse: «Chiudete bene il cancello, potrebbe piovere! Sistemate la carrozza sotto al portale. Il seguito del signore può fermarsi laggiù». Allora qualcuno piano piano bisbigliò: «Questa notte dormiremo sonni tranquilli»: nella piccola casa quel segreto sussurro si era, pur impercettibilmente, udito.
Egli le raccontò ogni dettaglio di ciò che era successo in quel periodo, quando, nella notte ancora fonda, il primo gallo cantò. Appassionato, le parlò allora del passato e del futuro, ma di nuovo il gallo cantò fervoroso più e più volte. Ascoltò attento, nel dubbio che fosse già l’alba, ma quello non era un luogo da cui bisognasse allontanarsi in fretta, in piena notte. Si trattenne tranquillo ancora un poco, e quando le fessure si fecero chiare di luce, andò via, dicendole che mai l’avrebbe dimenticata.
In quell’alba d’aprile, sulle cime degli alberi e nel giardino, ovunque rifulgeva l’incanto del verde novello: si dice che ancor oggi quel gentiluomo, se si trova a passare di lì, al ricordo di quella palpitante bellezza, accompagni con lo sguardo l’imponente siliquastro fin quando non scompare alla vista.
Kenkō, Ore d'ozio, trad. Luisa Randazzo, Marsilio 2014
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