A chi invece, avido di vita, è restio a lasciare questo mondo, anche un’esistenza che durasse mille anni parrebbe il sogno di una notte. D’altronde, a che giova, in questo mondo in cui non si può vivere in eterno, arrivare ad avere il miserabile aspetto che dà la vecchiaia? Quando si vive a lungo, molte sono le offese che si debbono subire. La cosa migliore sarebbe morire al più tardi prima di aver raggiunto i quarant’anni. Superata quella soglia, viene meno il senso di vergogna per il proprio aspetto e ci si mostra in giro, desiderosi della compagnia degli altri; nel crepuscolo della vita ci si affeziona a figli e nipoti, e ci si augura di vivere sino a quando li si vedrà affermati: con lo spirito sprofondato nei desideri terreni non si è più neppure in grado di sentire il fascino struggente delle cose, e ciò è deplorevole.
Kenko, Ore d'ozio, trad. Luisa Randazzo, Marsilio 2014
Nessun commento:
Posta un commento