Pensavo che spesso la differenza fra un autore e un editore è che l'autore immagina ma non sempre fa vera esperienza del marciume che c'è dietro i rapporti editoriali, da quelli verticali, di potere, ai più semplici scambi di favori fra pari che ovviamente forzano per escludere il dispari; mentre l'editore, per quanto piccolo sia, li sa perché ne fa esperienza concreta e frequente. Per certi versi, pensavo, sempre di visione si tratta, ma il fatto di osservarli e non solo immaginarli li abbassa di livello, li svilisce al punto che lì dove l'autore percepisce intrighi di corte (da quella del castello all'aia contadina), l'editore vede soltanto povertà morale e qualche volta, per puro spirito di sopravvivenza, vi si adatta.
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