Domenica mattina, ti scrive uno giovane e inesperto, a cui avevi detto che non lo pubblicavi ma lo hai fatto così bene da sembrargli una brava persona, così ti chiede un consiglio e ti manda i contratti che gli hanno proposto altre tre case editrici che nel frattempo ha contattato, per chiederti una opinione: ma secondo te quale mi conviene firmare? Tu che non sei una brava persona, ma peggio sei un cretino, perdi più di mezz'ora per leggere tre contratti da 10 pagine l'uno, per un libro che nemmeno ti è piaciuto, e in tutti ci vedi scritto con tante belle parole ma sempre nero su bianco, una cosa sola: "vogliamo i tuoi soldi, senza dare nulla in cambio". Per me non ti conviene firmare con nessuno di loro, gli rispondi, però sai che non serve perché la vanità è più forte: ti chiedono una opinione sincera, poi vanno a farsi spennare. Effetti collaterali della lettura: intanto che leggi i 'loro' ti senti in colpa perché ti viene da pensare ai tuoi di contratti editoriali che sono i contratti dei poveri persino nella lunghezza (due paginette così non buttiamo carta) e per i quali ti rimproverano i tuoi stessi autori perché non sono cavillosi abbastanza. Dall'anno prossimo ho deciso che li faccio di dieci pagine anch'io.
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