Oggi stavo ascoltando La ballata di Sacco e Vanzetti (musiche di Morricone, parole di Joan Baez), così quasi per caso, in random, sono passato a sentire l’omonimo album di Woody Guthrie, il folksinger vagabondo padre di tutti i cantautori impegnati americani. Guthrie che teneva fortemente al suo progetto su Sacco e Vanzetti, ma era un artista assai pignolo e non amava i compromessi, non si sentì soddisfatto dalle registrazioni – che invece erano perfette! – e si rifiutò di pubblicarlo. L’album, registrato fra 1946 e 1947, venne stampato nel 1960, quando affetto dal morbo di Huntington, Guthrie era ricoverato in ospedale e prossimo alla morte. Degli altri tre album da lui realizzati in vita e ritenuti abbastanza buoni da venire pubblicati uno è il seminale Dust Bowl Ballads, del 1940 (che fece un sacco innervosire Steinbeck per un pezzo in esso contenuto, Tom Joad, che riassumeva in sei minuti il suo romanzo di quasi 500 pagine Furore); gli altri due, e questa è stata la scoperta sorprendente per me, sono Nursey Days e For Mother and Child (entrambi registrati nel 1947 ma pubblicati nei primi anni ‘50), due album di canzoni per bambini fra i 4 e i 6 anni, attraverso le quali i bambini potevano imparare l’alfabeto e a far di conto. In un periodo di fortissima depressione economica e feroci diseguaglianze sociali, usare la propria musica a favore dei più piccoli l’ho trovato un gesto di grande luminosità e bellezza, forse non più duraturo ma di sicuro più politico di tutte le “protestose” canzoni di protesta che ha scritto in vita sua quell’uomo ferreo e intransigente che era Woody Guthrie.
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