martedì 12 novembre 2019

seme

Dirò una banalità, ma mi sembra che a volte una scelta di campo sia solo una scusa per scatenare la propria aggressività contro un nemico facilmente individuabile. Ci ho pensato stamattina, quando in un bar mi sono messo a parlare con un ragazzo che stava leggendo un libro di Gandhi. Dai suoi discorsi mi sembra particolarmente schierato. Finché mi dice che per lui i fascisti andrebbero tutti impiccati a testa in giù, come i porci. Quando gli chiedo perché legge Gandhi se crede in metodi di lotta così radicali mi risponde che la non-violenza è un concetto bellissimo, ma i fascisti sono dei porci e quindi con loro non serve, con loro serve solo la violenza senza nessuna pietà, e ci mette dentro un tale fervore che mi sembra di essere già in guerra. Non mi esprimo mai sulle idee degli altri, ma provo a spiegargli che secondo me il suo discorso puzza già di fascismo. Nulla, non capisce, ripete come un mantra: i fascisti sono porci e tutti a testa in giù, i fascisti sono porci e tutti a testa in giù, come i porci. Lì ho lasciato perdere, ma confesso che per alcuni minuti mi sono sconfortato. Ieri ho visto un post in cui si dichiarava in maniera quasi banale che i libri sono importanti perché aiutano a pensare. Ma quando uno sta leggendo Gandhi, dice che lo apprezza, ma poi aggiunge che Gandhi va bene solo per gli amici perché i nemici li appenderebbe tutti a testa in giù, che diavolo ha capito di Gandhi? Cosa sta pensando? Poi mi è venuto in mente quel che mi direbbe il mio amico Pino, che è buddhista, e cioè che per oggi no, ma magari quel ragazzo sta piantando un seme per il futuro e mi sono tranquillizzato. Forse ha ragione lui.

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