venerdì 22 maggio 2020

per pietro manni

È morto oggi Pietro Manni, uno dei grandi nomi dell'editoria pugliese. Manni, come mi diceva oggi un’amica, era una brava persona, era un editore stimato, impegnato e spesso coraggioso nelle sue scelte, e con tutte le contraddizioni di chi vuol mettere insieme sogno e sostanza. Era salentino e aveva cominciato a fare l'editore nei primi anni '80, e chi non è meridionale non sa che significa, quanto può essere stata dura, però è anche rimasto tenacemente legato alla sua terra, lavorando per migliorarla; era compagno, nel senso che era proprio comunista e ci credeva, era l'editore di Lidia Menapace e di altri importanti simboli della nostra storia repubblicana; e promuoveva la poesia, tanta, con un catalogo importante e che guardava molto al Sud. Amava la poesia e non a caso il primo titolo che uscì col suo marchio, nel 1984, era un libro di poesie e si intitolava programmaticamente: Segni di poesia / Lingua di pace. Un altro suo che ho molto amato è stato Catechismo di Lino Angiuli, inno d'amore alle piante dell'orto e alle nostre campagne. Allo stesso tempo Manni chiedeva un contributo economico per pubblicare con lui. In molti non capivano questa sua contraddizione: ma come, tu sei l'editore compagno e chiedi un contributo? Per un certo periodo non l'ho capito nemmeno io. Poi ho cominciato anch’io a pubblicare poesia e allora ho capito quanto sia dura far quadrare i conti solo con l’amore, e come questo mestiere ti pone tutti i giorni di fronte a conflitti interiori anche molto violenti in cui continui a interrogarti su chi sei, su cosa vorresti essere, e su quali sono le tue forze reali per arrivarci. Bastano il coraggio e l’entusiasmo per andare avanti? E ho sempre pensato che anche lui, anzi soprattutto lui che veniva da un’altra storia e da una fede politica certa, si sia interrogato a lungo sul proprio ruolo e mi chiedo se sia arrivato a una soluzione nel suo personale conflitto di editore; e se ha trovato una risposta, che poi è la risposta che cerchiamo tutti, su quale sia il giusto equilibrio fra sogno e sostanza, l’unica cosa che permette, una volta che muori tu, che il tuo sogno vada avanti con le sue gambe, anche senza di te.

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