Non avevo mai considerato, prima di sentire le tante testimonianze di mio fratello e di molti amici insegnanti dispersi fra Piemonte, Lombardia e Veneto, l’enorme e talvolta offensiva attività di semi-strozzinaggio e affitti in nero che c’è dietro l’emigrazione degli insegnanti del Sud, che in molte zone di provincia non solo vengono trattati con atavico sospetto contadino, ma ancora più vengono guardati, più che come persone che vanno lì a guadagnarsi il pane col lavoro, come chi va ad appropriarsi delle poche risorse del territorio e perciò da spremere come limoni, perché quello che prendono rimanga lì e non vada disperso altrove; questo in cambio di case sporche e fatiscenti affittate a prezzi altissimi e mai dichiarati da gente che poi fa la morale sulla legalità e fa da zoccolo duro alla Lega. Solo una volta mio fratello, che sta in Piemonte, si è sentito rivolgere un vero sentimento fraterno da una affittacamere, la quale gli diceva che non dovevano essere più nemici loro due, perché ora c’erano da combattere gli africani e i cinesi che venivano a rubare il lavoro a tutti.
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