venerdì 16 luglio 2021

disastro

C’è un libro di Jonathan Franzen, E se smettessimo di fingere?, uscito l’anno passato per Einaudi, che parla del disastro ambientale in corso e che comincia proprio con un viaggio in Germania. Ci ho ripensato stamattina, guardando il TG con le notizie delle devastazioni di ieri. Franzen dice una cosa, che non solo il movimento ambientalista ha fallito – nel menefreghismo generale – quando avrebbe avuto senso che vincesse, ma che ormai siamo così invischiati nel disastro che è già tardi per pensare di poter sistemare impunemente le cose, l’unica cosa possibile è salvare il salvabile, limitare i danni e alimentare la speranza che qualcosa nel tempo si aggiusterà, punto. È una visione realistica e tremenda. Ma è sempre meglio che dire con compiaciuta rassegnazione – come a volte leggo qui – siamo tutti condannati. Condannati a cosa? Anche quei commenti, per me, la dicono lunga sul fatto che nessuno ci crede sul serio. Perché se pensi che siamo dentro una catastrofe ambientale e non te la fai addosso per la paura, c’è qualcosa che non funziona dentro di te. Deve praticamente arrivarti sotto casa perché tu te ne accorga, toglierti tutto, come è successo in Germania e negli ultimi giorni in Canada. E ancora ci sarà chi nega, minimizza o fa una battuta stupida.

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