giovedì 8 dicembre 2022

sogno del pozzo

Ho sognato di parlare col me stesso di quand’ero bambino, l’espressione sconsolata che avevo sempre da bambino, e la camicia buona a quadretti che mi aveva cucito mia madre per i giorni di festa e che porto sempre nelle foto di quegli anni. Lo incontravo in campagna, in fondo al piazzale della casa dei miei nonni, vicino al pozzo sotto la pergola con la vite, sentivo l’odore dell’uva che maturava. Cercava di ripescare, allungando un filo di cotone in basso, il soldatino Sioux fluorescente che avevo fatto cadere nel pozzo, molti anni prima, giocando da solo. La prima perdita della nostra vita, la prima vita strappata a un altro. Stava lì addolorato sul ciglio del pozzo, protendendo quel filo in basso, e gli dicevo per tranquillizzarlo che era inutile, che tanto ne avrebbe persi altri, di amici, negli anni, che sarebbero venuti meno uno a uno, quindi non ci pensasse nemmeno di buttarsi di sotto, che in fondo al pozzo c’erano solo buio e umido, nessuna via d’uscita per tornare indietro. Ma la tentazione di arrivare a toccarlo è stata più forte di lui, e in un attimo che mi sono distratto si è lanciato nel pozzo. Io allora mi sono affacciato dal bordo e cercavo di sforzare il mio sguardo verso l’oscurità, e mi stupivo che con me non ci fosse nessun altro a chiamarlo, e lo chiamavo, lo chiamavo forte, quasi con vergogna, mi senti, come stai, cosa c’è lì sotto? Non lo vedevo e nemmeno lo sentivo, ma dall’alto mi pareva di scorgere un puntino, come il bagliore di una stella lontanissima, ed ero convinto che fosse il soldatino Sioux che brillava impugnando fiero la sua lancia. C’era fresco sotto la pergola, e un silenzio innaturale e spaventoso, tutto era fermo di fuori, era esattamente come stare nel pozzo, soltanto che da questa parte c’era la luce del giorno sporca e ormai autunnale.

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