Mi
sono appena chiesto che si perde nella traduzione di chi non ha più
voce. Pensavo al Papa che si rivolge a Dio in questo minuto, e se
persino Dio qualcosa non afferra quando prega ormai al di fuori dal
linguaggio. Così simile a mio padre quella voce, a quelle volte che
cerca di parlarci e con lo sguardo si dispera se provo a indovinare cosa
si nasconde nel suo rauco brontolare, che si affanna per trovare un
suono, e poi gioisce ogni volta che lo afferro con una gioia umida negli
occhi. Cosa ho perso nella traduzione di quel suono, oggi me lo chiedo,
e provo a ricordare il modo in cui agganciava le parole, la risata
acuta, pungente, popolana, gli scatti a volte bruschi che restano
inespressi nella gola, aggrovigliati negli occhi, la risata che non si
scioglie, la voce che non mi ricordo, la voce che mi accarezzava e ormai
non è più nulla, un ramo secco d’inverno, nell’inverno che non si può
cambiare.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
giovedì 29 dicembre 2022
lost in translation
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