giovedì 29 dicembre 2022

lost in translation

Mi sono appena chiesto che si perde nella traduzione di chi non ha più voce. Pensavo al Papa che si rivolge a Dio in questo minuto, e se persino Dio qualcosa non afferra quando prega ormai al di fuori dal linguaggio. Così simile a mio padre quella voce, a quelle volte che cerca di parlarci e con lo sguardo si dispera se provo a indovinare cosa si nasconde nel suo rauco brontolare, che si affanna per trovare un suono, e poi gioisce ogni volta che lo afferro con una gioia umida negli occhi. Cosa ho perso nella traduzione di quel suono, oggi me lo chiedo, e provo a ricordare il modo in cui agganciava le parole, la risata acuta, pungente, popolana, gli scatti a volte bruschi che restano inespressi nella gola, aggrovigliati negli occhi, la risata che non si scioglie, la voce che non mi ricordo, la voce che mi accarezzava e ormai non è più nulla, un ramo secco d’inverno, nell’inverno che non si può cambiare.

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