venerdì 24 maggio 2024

tigna

In questi giorni sto chiudendo l’impaginazione di un libro, un saggio storico sull’economia rurale delle nostre zone (storie di contadini illetterati che credevano soltanto nella dignità del lavoro) fatto da un ricercatore americano a cui ormai mi sono affezionato come ad un amico, a cui ho praticamente dedicato – fra revisione traduzione, controlli, diritti, trovare i fondi per stamparlo, e tutto il lavoro grafico e di impaginazione – gli ultimi 5 mesi della mia vita, da gennaio a oggi. Proprio oggi che stavo rivedendo la bibliografia mi chiedevo chi altro sarebbe così pazzo – perché è questa la pazzia degli editori, di cui parlano tutti senza metterla a fuoco – da dedicare 5 mesi della propria vita assolutamente non ripagati da nessuno, né dalla gloria e nemmeno dalle vendite, all’opera di un altro, per il semplice fatto che è un libro che in fondo ci appartiene e deve uscire. E quanto sarebbe lecito, in un altro mondo in cui la tigna editoriale non esiste, chiedere di farsi pagare, se ci fosse qualcuno che paga e non tu che fai tutto da solo, per aver dato 5 mesi di vita a un lavoro che ormai, si spera, leggeranno quante persone? 200? 250? Che scritte e messe su carta sembrano cifre ridicole, ma questi sono i tempi che corrono, questa è la realtà che corre per i lettori che abbiamo, e non stiamo parlando di Barbero, né, d’altro canto, di Vannacci.

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