Stamattina mia zia ci raccontava di come una nostra cugina sia stata morsa da una volpe. Pare che la volpe, ischeletrita dalla fame e dalla sete, abbia abbandonato ogni timore e sia entrata in pieno giorno dalla porta, tenuta aperta per il caldo africano, si sia avvicinata a mia zia appisolata su una poltrona e le abbia morsicato il piede cercando di mangiarlo. La cugina si è svegliata gridando per la paura e la volpe, ancora a pancia vuota, è scappata. La cugina, nonostante sia stata portata al pronto soccorso e appare sanissima, da giorni racconta questa storia tragica ed emozionante, ripetendo più volte che potrebbe lasciarci da un momento all’altro perché si dice convinta di aver preso una qualche malattia dalla volpe. La quale, mi raccontava mia zia, è stata trovata poco dopo, morta non si sa bene di cosa, anche se io un sospetto ce l’ho… Questa storia, infatti, me ne ha ricordato un’altra che mi raccontò mio zio, su di un’altra volpe che aveva preso l’abitudine di dormire fra i coni di un trullo costruito vicino a una zona boschiva dove aveva la tana. Lei li pensava un po’ suoi. Invece il proprietario del trullo, non gradendo quella presenza sopra la casa, ha preso il fucile da caccia e le ha sparato, e visto che la volpe, crollata giù dal tetto, si rifiutava ancora di morire e si trascinava con un buco nero in pancia verso il bosco, hanno dovuto finirla con la forca.
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