KUHLE WAMPE: O A CHI APPARTIENE IL MONDO? è un altro film pochissimo conosciuto in Italia, ed è uno dei capolavori del cinema proletario tedesco. Girato nel 1932 da Slatan Dodow col fortissimo coinvolgimento di Bertolt Brecht, che firma la sceneggiatura, è un film che parla di un tema tanto attuale negli anni Trenta del secolo scorso, all’indomani della crisi del ‘29, quanto lo è ancora oggi, a un secolo di distanza: la mancanza di lavoro. Per la sua dichiarata denuncia dei meccanismi speculativi che impoverivano e sfruttavano a fini politici la popolazione affamata, il film venne censurato in patria dai nazisti, poi distrutto e restaurato attraverso alcune copie circolate all’estero. Suddiviso idealmente in cinque parti, più o meno autonome, appare particolarmente coinvolgente la prima, in cui il regista dimostra di aver assimilato l’estetica del cinema russo: un ragazzo cerca lavoro, ma nonostante passi le sue giornate girando come un forsennato per Berlino (in bicicletta, sulle musiche bellissime di Hanns Eisler) non ne trova uno: rientrato, rimproverato persino in famiglia di non impegnarsi abbastanza e incolpato del fatto che presto verranno tutti sfrattati per colpa sua, si suicida gettandosi dalla finestra, al che una vicina commenta “un disoccupato di meno”. A questa parte, quasi completamente priva di dialoghi, si contrappone l’ultima, tutta parlata e girata in metropolitana, dove un gruppo di socialisti, fra cui la sorella del ragazzo morto – interpretata da Hertha Thiele, già protagonista di Ragazze in uniforme, altro grande film di denuncia – dopo aver partecipato a una manifestazione di protesta, tornano a casa in un vagone gremito all’inverosimile. I corpi dei borghesi e dei manifestanti sono addossati l’uno all’altro e non c’è possibilità di azione, solo primi piani e dialoghi. A partire dalla lettura di un articolo di giornale che descrive una crisi del caffè in Brasile, comincia una lunga discussione, di carattere tipicamente brechtiano, sulle manovre speculative che usando questa crisi all’apparenza lontanissima come scusa porteranno ad affamare ancora di più il popolo tedesco. I pareri sono divergenti. A un certo punto un borghese, interrogato da un amico su cosa ne pensa, dice che non potranno certo essere loro due a cambiare il mondo, ma allora, ci si chiede tutti, chi sarà a cambiare il mondo? – Quelli a cui non piace, risponde una ragazza socialista sul finale.
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