Il
 fascismo in questi giorni mi rode dentro, è tutto intorno a me e permea
 ogni mio pensiero. Non è solo per tutto ciò che si vede al Tg e che già
 basterebbe, ma risuona come una campana d’allarme attraverso il mio 
lavoro. In questi giorni sto chiudendo un libro di Mario Gianfrate sugli
 anni che precedono la guerra nel nostro paese e passo le giornate 
scannerizzando vecchie foto dal suo archivio, di adorabili famiglie in 
camicia nera e ragazzi e ragazze in divisa militare che fanno
 esercizi ginnici nelle nostre campagne in trepidante attesa di venire 
armati coi fucili. In quella scia ieri sera ho visto Anni difficili di
 Luigi Zampa, film molto bello e troppo poco conosciuto, tratto da un 
racconto di Vitaliano Brancati, che parla di un uomo costretto a 
iscriversi al partito fascista per non perdere il suo posto di lavoro, 
ma questa adesione lo corrode dentro e lo porta, una volta che ha perso 
tutto, al suo discorso finale agli amici, dissidenti a mezza voce che 
fanno orecchio di mercante: “Vigliacchi, siamo tutti vigliacchi, sia 
quelli che per strada applaudivano il duce, sia quelli che invece 
fischiavano nascosti in casa, mentre avremmo dovuto uscire fuori e 
lamentarci a voce alta, come quei pochi che sono finiti ammazzati, o al 
confino, ma almeno si sono opposti a tutto questo”. Anche un bellissimo 
libro che sto leggendo in questi giorni, Un paese di Paul Strand e 
Cesare Zavattini, modello ineguagliato di reportage ambientato 
nell’Emilia del dopoguerra, porta i segni del fascismo nelle vite di 
questi poveri contadini senza futuro: lo porta fisicamente, sui muri su 
cui si vedono ancora i segni delle pallottole di chi è stato fucilato 
senza processo, e nei ricordi, in quelli di una donna che dopo la guerra
 denuncia, senza riuscire a farlo condannare, l’uomo che le ha infilato 
una pistola in bocca poco prima di ucciderle il marito; e in quelli di 
una vecchia contadina a cui il marito è stato invece ammazzato a forza 
di botte, lasciandola da sola a crescere 11 figli, che dice: “Nel ’45 mi
 hanno domandato se avevo voglia di vendicarmi, ma non avevo voglia di 
vendicarmi.”

 
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