Autore, presumibilmente maschio, fa un esperimento social buono come tanti: crea un profilo IG con una sigla astrusa al posto del nome, mette come foto profilo quello di una bella ragazza dallo sguardo vispo che a me pare fatta con l’AI, poi pubblica una serie di poesie piene di sperimentazioni linguistiche e assonanze ardite (e, devo dire, alcune molto belle) tutte fortemente allusive e riferite al sesso, e per questo prende millemila like da gente che di poesia ne capisce oppure no, ma tutti universalmente dediti alla pratica onanistica. Per riprendere la nota espressione di Bogart nel Falco Maltese, i suoi post sono “della stessa materia di cui sono fatti i sogni” (bagnati). Onde per cui, osservandolo, mi viene da dire che non sia un esperimento molto originale, ma riconferma l’eterna regola tipica del mercato che non esistono la poesia difficile e quella facile, esiste solamente il lettore più o meno gonzo: tanto più è gonzo il lettore, tanto meno sarà schizzinoso verso la poesia: l’importante è prenderlo per i bassi istinti, o come si diceva un tempo per i fondelli. E più sono bassi gli istinti che gli solletichi, più sarà alta la difficoltà della poesia che gli potrai proporre. A scanso di equivoci, da ciò che vedo, vale anche per le femmine.
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