Un amico del mio vicino viene a trovarlo portando con sé una cesta piena di uccelli che ha cacciato. Sono troppi dice, e perciò ha pensato bene di regalarglieli. Il mio vicino, gentilissimo, dice che per lui sono sempre troppi e prova a regalarli a me, ma mi si legge in faccia che non gradisco. Se li vai a comprare costano almeno due euro l'uno, mi dicono per invogliarmi. Così, per evitare imbarazzi, interviene mia madre che ne accetta due, uno per ciascuno dice, così da non offendere nessuno. Prende un tordo e un merlo, che ora se ne stanno abbandonati sul pavimento della mia cucina, uno col petto bianco screziato da tocchetti di marrone, l’altro col becco lungo e le piume grigiastre con qualche riflesso azzurro. E ora chi se li mangia questi, chiede mia madre sapendo che io non li toccherò, quindi toccherà a lei pur essendo ancora troppi per lei sola. Perché se ci pensi gli uccelli a cui si spara sono sempre troppi sulla terra. Così li guardo e continuo a chiedermi che senso abbia per loro essere qui, uccisi non si capisce nemmeno perché, visto che nessuno sembra volerli né vivi né morti, e continuano ad essere passati di mano in mano nella speranza che qualcuno li gradisca.
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