L'anno scorso durante il vertice Cop28 in Arabia Saudita si disse chiaramente che riconvertire le fonti energetiche in chiave meno impattante in termini di inquinamento e surriscaldamento globale sarebbe stato più costoso che pagare i danni ai paesi più colpiti del terzo mondo. Quindi si promise a questi ultimi di pagare loro un indennizzo per tamponare i danni e rallentare il più possibile la loro fine annunciata mentre i paesi ricchi del mondo si prendevano il loro tempo (fino al 2035) per capire come aggiustare le cose, senza rinunciare a nulla del proprio benessere. Che già di per sé era una cosa oscena. Quest'anno, durante il vertice Cop29 in Azerbaigian, con significativa assenza degli Stati Uniti post elezione Trump, hanno cambiato le carte in tavola, dicendo che ai paesi del terzo mondo, invece dei richiesti 1.300 miliardi di dollari all’anno da oggi al 2035, sarebbero stati dati solo 300 miliardi di dollari di indennizzo (la carità) con la possibilità di dilazionare la promessa riconversione energetica ben oltre il 2035 perché le nostre economie sono in difficoltà. Tutto questo detto a paesi che nella maggior parte dei casi sono soggetti a carestie, siccità, inondazioni e disastri climatici, e la cui popolazione, quando emigra verso le nostre terre, o viene mal sopportata o addirittura disprezzata. Roba da vergognarsi di noi, prima di tutto come esseri umani.
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