Anche se molti ritengono che siano situazioni diverse e distanti, purtroppo per loro colui che si è proposto come pacificatore ha un solo modus operandi: occupazione coloniale di parte del territorio, teso al suo sfruttamento personale, e lasciare il resto al nemico del popolo occupato. L’importante, si ripete come un mantra, è salvare vite, indipendentemente da come lo si fa, perché il fine giustifica i mezzi. Così sta facendo in Ucraina e così vuol fare a Gaza dove si continua a parlare di resort di lusso. E mentre negli Stati Uniti si cominciano ad arrestare ed espellere gli studenti che protestano nei campus – da ciò che si legge sui giornali, ma magari chissà è solo propaganda anti-trumpiana e come dice Trump stesso i giornali che gli parlano contro mentono tutti – ieri leggevo che sta prendendo contatti, insieme ad Israele, con Sudan e Somalia per “reinsediarvi permanentemente” gli abitanti di Gaza, visto che i paesi della Lega araba non li vogliono accogliere. Magari anche questa notizia, lanciata da Associated Press, non è vera – la Casa Bianca non smentisce, ma nemmeno commenta – oppure non si concretizzerà come tante altre cose proposte da lui. Ma è già spaventoso che ci stia pensando, perché quello che non si realizza oggi si può sempre concretizzare domani. È spaventoso perché un giorno Trump, che è un capo di stato, dice una cosa e il giorno dopo ne dice un’altra, quasi che l’esercizio del potere fosse l’espressione di un capriccio. Ma soprattutto è spaventoso perché il Sudan è teatro da anni di una spaventosa guerra civile – di questa sì non parla mai nessuno – che ha falcidiato la sua popolazione, e l’idea di Trump sarebbe quella di prelevare un popolo in guerra e trapiantarlo in un’altra guerra ferocissima. Magari con l’idea di ripopolare il territorio, proponendo loro di acquistare un carico di persone, trattando di fatto i palestinesi come capi di bestiame. Che vi devo dire, l’importante qui è salvare vite, non importa come lo si fa.
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