sabato 1 marzo 2025

due espressioni

Ieri, in una giornata così particolare per gli Stati Uniti, ho visto finalmente A complete Unknown che sicuramente non poteva venire fuori in un periodo migliore per ricordare agli americani stessi che c'è stato un tempo in cui si faceva "controcultura", parola bellissima di chi usa l'arte per dire qualcosa sul mondo e con un pubblico disposto a crederci, non solo comprare i dischi, ma proprio credere a quella cultura come fonte di verità e integrità. Quanto al film l’ho trovato carino, ma nulla di più, forse sono troppo fan per apprezzare a dovere qualcosa di così riassuntivo. Le figure femminili, per quanto vivaci, ne escono impoverite, anche se i duetti con la Baez riescano a trasmettere la perfetta alchimia artistico/erotica che i due riuscivano a scatenare sul palco. Ma è soprattutto il personaggio di Dylan così osannato dell'interpretazione di Chalamet che non mi ha convinto. Lui bravissimo interprete certo, ma non ride mai, ha sempre quell’aria sbattuta e vagamente fuori che dopo un po' ti viene a noia, soprattutto nella prima parte. Da come viene descritto nelle sue biografie, il primo Dylan era il classico ragazzetto di provincia scroccone e sbruffone, fondamentalmente allegro e innamorato della vita, che poi, nei vari scontri/traumi per arrivare al successo, si indurisce e si fa crescere un'armatura impenetrabile intorno che diventerà il suo marchio di fabbrica a metà anni Sessanta. In questo senso il personaggio Dylan non mi è sembrato subire nessuna vera maturazione, non così marcata, anzi fin da quando arriva a New York è sempre introverso, imbronciato, chiuso, musone, stronzo, e così via per tutto il resto del film. Nella seconda parte, è vero, mette gli occhiali da sole, tanto che viene in mente quella famosa battuta di Sergio Leone su Clint Eastwood, il quale avrebbe soltanto due espressioni: col cappello e senza.

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