Oramai ce lo stiamo proprio scordando, ma una delle grandi conquiste del Novecento, conquista ottenuta a suon di scioperi, arresti e manganellate, è stata quella di porre un argine al potere, per cui persino i potenti hanno un limite oltre il quale non possono andare, persino i potenti non possono permettersi di sopraffare chi è più debole di loro, e per quanto sia fallace c’è in ogni democrazia un accordo sociale che limita l’espressione di quel potere e pone su un piano di parità tutti gli uomini. È quella cosa per cui chiunque di noi può dire “io ho dei diritti” o lamentarsi se non vengono rispettati. Magari è un sistema imperfetto, è un sistema dove a porte chiuse succede di tutto, dove ci si inventano golpe e invasioni “di pace”, ma sempre come qualcosa di truccato, perché si sa che è sbagliato, e questo argine almeno fino a ieri ha resistito. È la stessa conquista che ha fatto sì che anche il figlio del più umile degli operai, o dei contadini, potesse arrivare a fare politica e gestire la cosa pubblica lì dove prima sedevano semplicemente i ricchi, quindi non c'è da sputare nel piatto di questa conquista, non c’è da sminuirla. Ed è per questo che il fatto che così tanti che leggo stamattina siano così contenti di ciò che è successo ieri, con l’umiliazione, vera o studiata a tavolino, di un rappresentante politico più debole – con i milioni di persone che ha alle sue spalle e che ieri magari aspettavano di porre fine ai loro problemi – da parte di una superpotenza che loro stessi odiano, mi fa incazzare soprattutto perché viene da persone che parlano dalla mattina alla sera contro il potere e chi lo esercita, poi invece di fare fronte comune, istintivo, contro un potere soverchiante, se la prendono col più debole dei due. Mio padre, che nell'animo era il classico “avvocato dei poveri”, mi ha insegnato che, nel dubbio, ci si deve mettere dalla parte del più debole, sempre, anche se non è perfetto, anche se non ha tutte le ragioni o se è la scelta meno popolare, il più debole è sempre quello che non ha nessuno dalla sua parte. Non ti fidare mai di chi sceglie di stare dalla parte del più forte, mi diceva mio padre, quello è il primo che quando avrai bisogno tu ti volterà le spalle.
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