Io devo dire quando leggo certi post di Aldo Nove penso sempre a Ezra Pound, poeta geniale che nel secolo scorso, intuendo i pericoli del sistema economico (l’Usura) e del comunismo “dopo Lenin”, scelse per opporsi di aderire ai fascismi del mondo, simpatizzando apertamente con Hitler e Mussolini e pagando caro questa sua scelta. Io quando leggo Nove che per opporsi a un certo sistema mondiale simpatizza con Trump e Putin penso a Pound, che era una mente lucidissima e dal pensiero più vasto e raffinato di ciò che molti potevano intuire, e proprio per questo non venne capito da menti meno acute della sua, e se anche mi fido molto del fatto che Nove sia altrettanto lucido e riesca chiaramente a distinguere fra i limiti imposti dal linguaggio e la profondità (e l’ironia) del pensiero che sta dietro a certe sue frasi, e alle sue scelte, ogni tanto mi viene il dubbio sul fatto che chi lo segue abbia l’uguale lucidità e comprensione, e non stia soltanto, per altre strade, deviando a destra come fa tutto il resto del mondo. Mondo che, come dice quel certo libro, presto o tardi esploderà con un tale boato che ci assorderà tutti. Così mi chiedo anche se un giorno ci sarà una nuova Lisetta Carmi che andrà a scovarlo per fargli il ritratto, o l’esplosione si porterà via anche lei.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
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venerdì 24 gennaio 2025
venerdì 18 gennaio 2019
il giappone in valmarecchia
Più mi addentro nei suoi scritti e più mi accorgo che c'è un grosso equivoco intorno alla figura di Tonino Guerra, che lo vede schierato per la nostra critica nel ruolo di poeta contadino, poeta naive, dialettale, un istintivo di grande estro ma di non sempre mirato controllo formale. Invece andrebbe meglio studiato, anche stilisticamente, alla luce delle sue letture, delle sue frequentazioni internazionali. Anche io, all'inizio, sono stato tratto in inganno, lo pensavo un Neorealista, poi un felliniano, e per certi versi influenzato dal suo matrimonio russo. E non mi accorgevo di come Guerra abbia sempre preferito Antonioni a Fellini, che il suo rapporto con l'Est andava, attraverso la mediazione di Pound, ben al di là della Russia di Tarkowskij, arrivava in Medioriente, in Cina, infine in Giappone, al cuore stesso della loro cultura. E non capivo come sia impensabile capire la leggerezza quasi eterea dell'ultimo Guerra, i suoi tentativi di disgregazione della forma romanzo, il suo innalzare il nudo aneddoto a narrazione pura, indipendente da sovrastrutture morali, senza tener conto dello Tsurezuregusa del monaco Kenko, delle Note del guanciale di Sei Shonagon, dei diari di viaggio di Basho, opere che non solo ha letto, ma che a tratti ricalca, lasciandoci degli indizi evidenti del suo percorso letterario trasversale. Percorso che lo ha completamente isolato, a un certo punto, relegandolo nell'alveo dello stravagante cui tutto è concesso in nome della poesia (ruolo che ha evidentemente interpretato al suo meglio). Era un percorso rigoroso, invece, ma molto distante dalla nostra cultura e per questo non sempre decifrabile, o digeribile. In tal senso Guerra è uno dei pochi nostri autori (non solo cinematografici) di respiro internazionale, capace di portare con una facilità ingannevole il Giappone in Valmarecchia e la Valmarecchia in Giappone, e mi meraviglia che ad oggi nessuno studio serio (se non per poche intense intuizioni, come quella di Calvino nelle note al Polverone) abbia mai indagato gli evidenti rapporti tematici e formali (a cominciare dai disegni) da lui intessuti, nella sua opera, con l'Oriente.
martedì 21 maggio 2013
un goccio d’acqua
Tutte le volte che da Pennabilli
vado a Santarcangelo in corriera,
dopo Pietracuta c’è una stazione
abbandonata da cinquant’anni
senza più le rotaie davanti
dove passava il treno a scartamento ridotto
che veniva su da Rimini con il puzzo del pesce
e poi tornava con l’odore della muffa dei formaggi.
Anche mio padre andava su e giù per la montagna
prima col cavallo e dopo col camion
che saltava lungo la strada piena di buche;
però se nevicava allora prendeva il trenino
e da casa nostra Friz gli correva incontro.
Ma più di tutto dalla corriera guardavo il gabinetto
vicino alla stazione coperto da una vite americana
dove i viaggiatori si fermavano a fare un goccio d’acqua.
Raccontano che un pomeriggio è sceso un uomo
nero come il carbone e ha domandato al capostazione
un secondo di tempo che aveva bisogno di far qualcosa là dentro.
Poi si è saputo che era il poeta Pound
che era stato a Santa Maria d’Antico
una mattina intera nella chiesa a guardare
la statua di Luca della Robbia, da solo.
(Tonino Guerra, da L’albero dell’acqua)
vado a Santarcangelo in corriera,
dopo Pietracuta c’è una stazione
abbandonata da cinquant’anni
senza più le rotaie davanti
dove passava il treno a scartamento ridotto
che veniva su da Rimini con il puzzo del pesce
e poi tornava con l’odore della muffa dei formaggi.
Anche mio padre andava su e giù per la montagna
prima col cavallo e dopo col camion
che saltava lungo la strada piena di buche;
però se nevicava allora prendeva il trenino
e da casa nostra Friz gli correva incontro.
Ma più di tutto dalla corriera guardavo il gabinetto
vicino alla stazione coperto da una vite americana
dove i viaggiatori si fermavano a fare un goccio d’acqua.
Raccontano che un pomeriggio è sceso un uomo
nero come il carbone e ha domandato al capostazione
un secondo di tempo che aveva bisogno di far qualcosa là dentro.
Poi si è saputo che era il poeta Pound
che era stato a Santa Maria d’Antico
una mattina intera nella chiesa a guardare
la statua di Luca della Robbia, da solo.
(Tonino Guerra, da L’albero dell’acqua)
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