mercoledì 20 marzo 2013

hemingway e la senilità mentale degli altri

Ci sono momenti che vorrei trovarmi a tu per tu con quelli che ai ragazzi del liceo consigliano, per appassionarli a Hemingway, di leggersi roba come Il vecchio è il Mare, notoriamente uno dei suoi testi più complessi, sotto tutti i punti di vista e soprattutto per quanto riguarda i suoi contenuti. Il vecchio e il Mare è stato l’ultimo libro pubblicato in vita dallo scrittore e, lo dice il nome stesso, parla di vecchiaia, del rapporto col proprio tempo, e col mondo intorno, poco prima che questo rapporto finisca per sempre. È di sicuro un tema importante, e scritto benissimo, ma come diavolo fa un ragazzo ad appassionarsi a roba così? 
Sarebbe come chiedergli, se invece di Hemingway si parlasse di Shakespeare, di leggersi Re Lear invece di Amleto o Romeo e Giulietta: lo può fare, ma non lo riguarda, pertiene a una sfera emozionale non sua. Che gliene può fregare a un ragazzo dei problemi di vecchio? 
In questo modo, per una visione del testo che è tutta ottocentesca, benintenzionata, borghese, tipica della nostra Scuola (che ancora impone I Promessi Sposi come lettura obbligatoria!), si cerca di uccidere quello che potrebbe diventare un grande amore. 
Hemingway amava a tal punto l’Europa che passò gran parte della sua vita fra la Francia, l’Italia e la Spagna, per certi versi era più italiano che americano, ci appartiene. Volete che i ragazzi ricambino questo amore? E allora dategli quei libri che scrisse da giovane, in Europa, quelli parlano il loro linguaggio, che li riguardano, dategli Fiesta, Addio alle Armi, i bellissimi 49 Racconti, storie dense di avventura, di azione, di una inesorabile voglia di vivere, di amare, di conquistare il mondo. La sua stessa biografia è un vero e proprio romanzo! 
Poi certo, come succede sempre, per tutti, tutto sarebbe finito con il declino fisico e mentale che lo avrebbero portato prima alla tristezza degli ultimi anni e poi al suicidio. Ma tutto questo, e il resto (lo scomodo ciarpame critico che fa “la bella scrittura”, “il buon esempio”), arriva molto tempo dopo.

6 commenti:

sergio pasquandrea ha detto...

Tanto per rompere le scatole gratuitamente: eccoti un adolescente che ha adorato Il vecchio e il mare, ha apprezzato Per chi suona la campana e si è profondamente annoiato (ebbene, sì) con Fiesta.
Addio alle armi l'ho letto, ma me ne ricordo poco, idem i 49 racconti, che non sono sicuro di aver mai letto per intero.

lillo ha detto...

ahahah sergio tu non fai testo, sei l'esempio vivente che il curioso caso di benjamin button è storia reale, e non un'opera letteraria! :D

sergio pasquandrea ha detto...

Pensa che io ho trovato appassionanti La montagna incantata (a 14 anni), Il Gattopardo (a 13), i Promessi Sposi (in primo o secondo superiore) e La coscienza di Zeno (non ricordo più a che età).
Invece, ho sempre trovato mortalmente noiosi i beat e totalmente inutile "Sulla strada".
No, decisamente non faccio testo.

sergio pasquandrea ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
sergio pasquandrea ha detto...

Ah, e poi il pezzo forte: Cime tempestose, che spesso i giovani adorano, io non sono proprio riuscito a finirlo. Mi addormentavo ogni due o tre pagine.

(Però ho avuto una profonda passione per Verne, Stevenson, Dumas e Salgari, questo va detto.)

lillo ha detto...

nono, non fai decisamente testo :)