Io certe volte non li capisco quelli del capolavoro a tutti i costi. Mi fanno sempre venire in mente un decreto di Stalin che diceva che lo Stato avrebbe finanziato esclusivamente opere che sarebbero diventate immortali, come se si potesse dire a priori cosa può esserlo e cosa no, e in base a quale criterio. Invece, se devo dirla tutta, se devo avvicinarmi a un autore mi piace avvicinarmi un po’ da lato, mi piacciono le opere prime, quelle che spesso si definiscono acerbe, oppure quelle di transizione, quando si sta mutando pelle ma si è ancora confusi sulla direzione che prenderà la propria arte. Sono quelle in cui il ventaglio di possibilità è più ampio, il fianco dell’autore maggiormente scoperto, ingenuità, fatica, disperazione, tutto è alla luce del sole, vergato ora con mano più sicura ora esitante in uno schizzo appena accennato, mentre si cerca l’intuizione giusta che scocchi la scintilla dell’idea.
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