martedì 15 maggio 2018

gli haters prima della rete

Stamattina, in campagna, mi sono fermato a parlare con dei vecchi contadini che mi chiedevano di spiegargli meglio e commentavano le recenti decisioni in merito al Decreto contro la Xylella. È stato interessante capire cosa hanno raccolto dalle informazioni che girano senza controllo. Secondo loro ci sono degli aerei carichi di pesticidi vietati dall’Europa (questo lo hanno capito bene) che girano di notte spargendo questi veleni a tappeto sulla campagna in modo da bruciare tutto senza discrimine, alberi e verdure. Visto che se metti il veleno sulla pianta non è più buona da mangiare (è una cosa scontata), e che se le mucche mangiano erbe piene di veleno faranno latte cattivo, per non parlare della carne macellata, presto arriverà l’ordine di comprare latte, carne e verdure dall’estero. Tutti loro finiranno senza lavoro per arricchire le aziende francesi e tedesche. Ma forse, a furia di venire avvelenati, moriranno lentamente anche loro di qualche malattia connessa ai veleni. Molti di loro definiscono il ministro Martina, un “porco e un assassino”, un “venduto alle banche” e la Xylella una esagerazione, anche se non negano più come una volta che ci sia, semplicemente nessuno ha curato gli alberi come doveva. Molti augurano a Martina “de sckattè” (morire, insomma) con un rancore atavico, che ha radici storiche profondissime. La cosa ironica di questa gente, odio e paura compresi, è che in gergo i sociologi alla moda li chiamerebbero haters, persone influenzate dai social e allevate nei pregiudizi della rete. Peccato che stiamo parlando di uomini e donne con più di settant’anni, molti dei quali non hanno mai usato un computer, non si sono mai mossi di qui, non sono stati debitamente informati (sempre che informarli servisse a qualcosa), e ora hanno paura di perdere l’unica loro certezza, il paesaggio in cui sono vissuti e a cui sono così saldamente legati.

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