Visualizzazione post con etichetta creazione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta creazione. Mostra tutti i post

martedì 26 novembre 2019

il dolore di creare qualcosa

Imparate a conoscere il dolore di creare qualcosa. Una volta imparato siate pronti a essere indulgenti con gli altri. In poesia, in letteratura, in tutto. 

[Yuki Suetsugu]

sabato 19 maggio 2018

le opere acerbe

Io certe volte non li capisco quelli del capolavoro a tutti i costi. Mi fanno sempre venire in mente un decreto di Stalin che diceva che lo Stato avrebbe finanziato esclusivamente opere che sarebbero diventate immortali, come se si potesse dire a priori cosa può esserlo e cosa no, e in base a quale criterio. Invece, se devo dirla tutta, se devo avvicinarmi a un autore mi piace avvicinarmi un po’ da lato, mi piacciono le opere prime, quelle che spesso si definiscono acerbe, oppure quelle di transizione, quando si sta mutando pelle ma si è ancora confusi sulla direzione che prenderà la propria arte. Sono quelle in cui il ventaglio di possibilità è più ampio, il fianco dell’autore maggiormente scoperto, ingenuità, fatica, disperazione, tutto è alla luce del sole, vergato ora con mano più sicura ora esitante in uno schizzo appena accennato, mentre si cerca l’intuizione giusta che scocchi la scintilla dell’idea.

domenica 1 dicembre 2013

come una poesia prende vita

Chapel, di Rothko

Breve storia di come nasce e si sviluppa una poesia in una comune domenica pomeriggio.
Tutto comincia con me che scrivo questo messaggio su Facebook, senza fare nomi ma all’indirizzo specifico di un amico che oggi mi ha dato bidone per un lavoro:

Avviso a tutti quelli che ogni giorno mi costringono a rincorrerli, procurandomi altri grattacapi e perdite di tempo oltre a quelli che già ho. Se nei prossimi giorni vi vengono i funghi alle parti intime non è perché la vostra igiene è scarsa (anche per quello magari), è perché ho fatto un patto col diavolo! Che vi venga la muffa lì dove non batte mai il sole, parti intime comprese.

Daniela, mia amica e lettrice, commenta così il post: “L’ispirazione catulliana di questa invettiva è disarmante!”

Stimolato da Daniela asciugo il messaggio e scrivo la poesia qui sotto, dibattendomi a lungo fra i vari sinonimi di “genitale” (pudenda, palle, ecc...) e la intitolo Catulliana:

Ti venga la muffa lì dove
non batte mai sole
per i giorni che costringi me
a incalzarti. Genitale compreso.

Sergio la commenta così: “Il caro Gaio Valerio ci andava giù anche più pesante”.
Lo stesso Sergio, però, si appassiona al progetto e decide di fare una traduzione in latino della poesia. Ne vengono fuori due esamentri assai più belli della mia quartina:

Mucor te corrumpat ubi lux semper perempta
propter perditos soles. Et lumbos ascribo.

Insomma, viene voglia a me di ritradurre la traduzione, ancor più essenziale e più ritmica del mio componimento.
Questa, alla fine, è la poesia:

Ti venga la muffa lì dove non batte mai sole
per i giorni perduti. Genitali compresi.