Ecco che Tolo Tolo, l'ultimo film di Luca Medici, in arte Checco Zalone, che parla esplicitamente di problemi sociali e si richiama a un certo genere cinematografico, quello della commedia italiana dei ’60-‘70 che era spesso e volentieri cinema pieno di sfumature, irriverente o sardonico, ma sempre calato nel contesto, viene apprezzato oltre ogni pronostico, e nonostante sia più serio e schierato dei precedenti («non fa tanto ridere» è stato il commento che ho più sentito in proposito). Questo significa che gli italiani le cose serie, impegnate, che esprimono delle idee, con una storia e un’estetica alle spalle, quelle cose che loro non lo sanno ma sono «cultura» nel senso pieno del termine, quelle cose che rifuggono come la peste se gliele nomini, quando vogliono le capiscono e le apprezzano pure, non è vero che le trovano noiose o difficili o che sono sempre per pochi. Solo che, come Pinocchio con la fata turchina, gliele devi dare con la pallina di zucchero, in modo che non pensino mai che sono medicine che servono a star bene. «Bella cosa se anche lo zucchero fosse una medicina!» risponde Pinocchio alla fata. Insomma, basta non chiamarla «cultura» ma «un film di Checco Zalone» e il gioco è fatto.
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