domenica 26 gennaio 2020

aneddoto

C'è questo aneddoto che mi ha raccontato una volta un mio amico. Lo riporto a memoria, come l'ho assorbito, per cui spero di non sbagliare qualcosa. Nell'aneddoto il mio amico, che sul lavoro è persona attenta, metodica e precisa, deve presentare un lavoro al professore di cui sta seguendo il corso. Lo fa, credo, con un certo orgoglio. Il prof guarda il lavoro, lo mostra al resto della classe come esempio, poi si volta e gli dice brutalmente davanti a tutti: Ottimo lavoro, ma si ricordi sempre che lei non è un cazzo. Ecco, ripensando a quell'aneddoto, mi viene spesso voglia di rispondere così ad alcune persone, spesso assai più giovani di me, che mi contattano piene di finta umiltà ma consce già dei propri mezzi, rapportandosi non già per creare un rapporto letterario o anche soltanto di confronto umano, ma solo in vista delle lodi sperticate che si aspettanto e della pubblicazione che, secondo loro, è garantita dal loro incredibile talento. E quando questo non succede diventano malevole o vanno in depressione. Credo a volte che a persone così dovrebbe essere imposto di ascoltare ogni mattina, appena svegli, una voce come quella, amica, che ripeta questa sacra verità, necessaria per crescere, soprattutto come artisti, se artisti vogliono diventare: Ottimo lavoro, ma ricordati sempre che non sei un cazzo.

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