domenica 19 gennaio 2020

la risposta di uno scrittore respinto

La vanità intellettuale che si mischia ai fatti di cuore è sempre stata una bella gatta da pelare, specie se dall’altra parte c’è qualcuno che ti interessa più sul piano artistico che amoroso, ma non sai bene come dirlo o, peggio, confondi tu stesso/a le acque fino al punto che si intorbidano. Successe, ad esempio, alla contessa bolognese Teresa Carniani Malvezzi, colta e bellissima quarantenne, appassionata lettrice e autrice di un poemetto di cui oggi non ricorda più nessuno, di cui si era invaghito nell’estate del 1826 il nostro Giacomino Leopardi, che all’epoca aveva circa dodici anni meno di lei e lavorava per l’editore Stella di Milano. Leopardi, dopo una iniziale profonda complicità – la quale scatenò le gelosie del marito di lei – venne rifiutato con severità: le sue visite la annoiavano, gli disse. La storia venne presto trascinata nel pettegolezzo (con lui che al solito ci faceva la figura del fesso), tanto che la contessa tagliò tutti i ponti, persino epistolari. Il silenzio durò più di sei mesi. Poi, però, la contessa pubblica, nel 1827, il libro a cui stava lavorando e ne invia una copia a Leopardi, al cui giudizio critico tiene moltissimo; ma, per evitare fraintendimenti, gli manda il libro senza un biglietto, né una dedica, nulla, tanto da fargli pensare che l’unica cosa rimasta a lei, di lui, è l’indirizzo. Leopardi allora che fa? Risponde. Risponde, con ironia e garbo, quello che qualsiasi scrittore respinto vorrebbe dire quando gli capitano storie così, ma non sempre trova la giusta nota per farlo, e le scrive, pungendola nell’orgoglio: «…Perciò non vi dirò nulla del vostro libro, dove io ammiro la sobrietà e il buon giudizio della prefazione…» e chiude il biglietto con una modernissima frasetta inglese che a me, personalmente, ha ricordato l’ultima riga dell’ultima lettera che Montale scriverà a Irma Brandeis un secolo più tardi: «Intanto amatemi, come fate certamente, e credetemi your most faithful friend, or servant, or both, or what you like». Ciao.


Nota. Il corsivo utilizzato per evidenziare le frasi dello scritto di Leopardi è opera mia.

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