Elezioni in paese, vince Bufano (coi voti di Vito Speciale). Il commento più intelligente che ho sentito in merito è stato: "Se sapève". Si sapeva, e bene anche. Ma non c'è aria di festa e manco di sconfitta, non c'è aria di niente in giro. Se gioisce qualcuno è per la sconfitta di Scatigna. Ma tutto scorre esattamente come ieri e come ieri l'altro. Inutilmente immutabile. Come se non potesse cambiato proprio nulla. E in effetti, ed è tremendo, l'idea di fondo che sta lentamente cominciando a serpeggiare è che comunque non sarebbe cambiato nulla, in qualsiasi caso e con qualsiasi squadra, che al di là delle divisioni delle troppe sinistre avrebbe sempre e comunque vinto questa destra che non ha mai brillato in nulla. E non va bene, non va bene per niente, perché se questa è l'idea che passa, che persino provarci è inutile, allora perché provarci? Per l'ideale di essere dalla parte giusta? Ma veramente? E chi cazzo se ne frega di essere dalla parte giusta se poi governa l'altra parte? E infatti io non ci provo neanche più a essere da qualche parte. Avevo scelto anni fa l'astensionismo, e quest'anno sono andato al voto contro Fitto (come saggiamente diceva in un post Piero Ruggiero non ha vinto Emiliano, ha perso Fitto, che è un'altra storia) e già che c'ero ho provato a dare qualcosa al paese, ma dopo questa me ne torno volentieri al mio astensionismo che perlomeno è motivato. Mi pare assai più maturo dei tempi e degli umori che corrono.
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