martedì 18 maggio 2021

la polemica del fo

 Poco fa leggevo un post fra i tanti, in cui si riportava un aneddoto di Battiato che rispondeva male a Dario Fo, il quale gli diceva di non apprezzare i suoi testi. Sotto il post, fra i soliti commenti sprezzanti, ce n’era uno che scriveva che quello di Fo era un Nobel immeritato. È un pensiero che serpeggia questo. E, lo confesso, io non l’ho mai capita questa cosa del Nobel a Fo che offende tanto gli italiani. Penso che se fosse successo a un artista francese, in Francia sarebbero stati contenti di quel Nobel a un connazionale. Invece noi no, noi per pura onestà intellettuale diciamo che non se lo meritava, era meglio darlo a Philip Roth. Non parlo manco di Luzi, altro grande sconfitto, perché chi lo legge più Luzi? Una volta l’ho consigliato a un amico che mi fa: è bravo, ma puzza di cattolicesimo. Così è visto Luzi in Italia. E questi siamo noi, un popolo di stronzi (Monicelli). Ma tutti quanti appassionati di musica, cinema, opera e teatro, al punto che ci possiamo permettere di dire chi merita cosa oppure no, o quanto è giusto o meno il giudizio della commissione di Stoccolma, in base alla nostra vasta conoscenza dell’arte che però ci guardiamo bene dal sovvenzionare (anche semplicemente pagando il biglietto). Me ne capitano di continuo di persone così, che mi vengono a parlare del mio lavoro, dei miei libri, a dire quanto è bello o brutto quel libro e poi hanno letto solo poche cazzatine d’amore di Neruda o di Tagore. Hanno letto un solo libro e per questo credono di conoscerne altri mille. Sono sincero, io non lo conosco così bene il lavoro di Dario Fo, non abbastanza da potermi esprimere su di lui, non conosco nemmeno bene il contesto sociale e politico in cui si è espresso, che pure credo conti qualcosa, non c’ero e nessuno me lo ha detto, e a nessuno ha interessato raccontarmelo. Sarebbe stato bello capire meglio quel contesto anche attraverso Fo, ma non è successo. Posso solo dire, da appassionato di Enzo Jannacci, che piaceva tanto anche a Battiato (meno agli italiani: troppo triste), che senza Fo quelle canzoni sarebbero state diverse, e solo per quelle (Ho visto un re, La luna è una lampadina, Ohè sunt chi, Veronica, L’Armando, persino Vengo anch’io no tu no che Jannacci fece esattamente come Fo non la voleva, perché l’arte spesso succede per reazione a qualcosa e non soltanto per approvazione), solo per quelle magari il Nobel no, ma un minimo di rispetto in più a Fo potremmo anche darglielo.

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