Ieri a Bologna in Lettere si è parlato (anche) di John Cage, così, stimolato dalla chiacchierata, sono andato a leggermi alcuni aneddoti su di lui. Ce n’è uno bellissimo che ho letto dove nel 1959 Cage partecipa a “Lascia o raddoppia” di Mike Bongiorno come esperto di funghi. Non solo vince il premio, ma già che c’è gli chiedono di esibirsi in una performance. L’esibizione lascia allibiti sia il pubblico che lo stesso Mike, il quale (ancora ammirato per la sua competenza sui funghi) si avvicina a Cage e gli dice: “Bravissimo Sig. Cage, ora che ha vinto cosa farà, torna in America?”. Cage gli risponde: “Io vado, ma la musica resta”. E Mike: “Ah, lei se ne va e la sua musica resta qui? Ma non era meglio il contrario?”. Ecco, l’ho trovata la cosa più vicina che ci sia oggi in Italia al rapporto del pubblico con la poesia. Il poeta se è simpatico può rimanere, ma la poesia meglio di no. Il problema è quando il poeta è antipatico, non resta più nulla.
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