Parlo
ovviamente per me, sono fra quelli che credeva che per sviluppare un
vaccino ci avrebbero messo molti anni perché sono cresciuto in una
storia dove, per perfezionare una medicina, servono centinaia di prove
ed esperimenti. Invece, pare, la scienza moderna ha velocizzato tutto e
ha reso ogni cosa più rapida ed efficace. È proprio con questa
consapevolezza che, nella mia colpevole ingenuità, ho appreso che il
vaccino contro la malaria, ad esempio, avrebbe potuto svilupparsi molti
anni prima, salvando milioni di vite, ma questo non è stato fatto perché
i paesi dove si diffonde la malaria sono considerati paesi di serie b
abitati da persone di serie b, e non si è investito in quella ricerca.
Di fronte a questa consapevolezza provo da giorni una profonda vergogna.
Quando arriva una Greta a cui chiedono come fare per salvare il mondo e
lei ti dice: fermate tutto e ricominciate da capo, molto sorridono per
questa sua intransigenza. Ma a me la storia dei vaccini contro la
malaria ha soltanto reso palese che fondamentalmente ha ragione lei, che
in barba a tutte le mie belle idee sulla scienza sperimentale, se solo
si fosse voluto salvare quelle persone e sviluppare un vaccino contro la
malaria, si sarebbe potuto farlo, avevamo i mezzi per farlo, e questo
non ce lo dice Greta, ce lo dicono i giornali che pure sono al servizio
del sistema. Semplicemente si sono messi sul piatto della bilancia i
costi di produzione della medicina necessaria e la vita di tutte quelle
milioni di persone di serie b, e si è scelto di tenersi i soldi in
tasca. I più cinici di noi diranno che non c’è da stupirsi, è un
meccanismo vecchio come il cucco. Ma io, che avrei potuto studiare un
po’ di più, informarmi un po’ meglio, invece di scrivere post
amareggiati come questo, o saccenti o ironici, invece di scendere in
piazza contro il vaccino o per il vaccino, con la destra o con la
sinistra, dovrei scendere in piazza per loro, per pretendere che si
investano fondi contro la malaria e le decine di malattie mortali che
affliggono paesi che magari non c’entrano nulla col mio, lì dove non si
fa la storia, dove tutto ciò che posso dare non mi torna indietro. Altro
che terza dose ai più deboli. Sono loro i più deboli qui! Ma questo non
lo farà quasi nessuno, nemmeno io, perché dobbiamo ammettere che anche
per noi quelli che muoiono di malaria vengono un pochino dopo, è gente
di serie b che vive in paesi di serie b, e allora ha ragione chi ha
intitolato la strada dietro casa mia a Julius Evola, un po’ fascisti nei
fatti più che nelle parole lo siamo anche noi.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
lunedì 18 ottobre 2021
cos'altro ho imparato sui vaccini (il piccolo fascista che c'è in noi)
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