mercoledì 20 ottobre 2021

il principe

Stanotte ho sognato che, dopo molte ricerche, veniva fuori che l’erede dei principi di Locorotondo era un povero meccanico de’ Roma. Il quale faceva valere i suoi diritti in tribunale e ritornava padrone de’ tutto. Non solo, per rifarsi degli anni di magra, metteva un pedaggio su ogni cosa, persino su chi entrava e su chi usciva dal paese, ma più pedaggi metteva più la gente ci veniva per l’emozione di rifare da vivo la battuta di Troisi e Benigni in “Non ci resta che piangere”. A forza di battute ripetute all’infinito, il meccanico romano si faceva ricco alla faccia dei paesani. Si costruiva pure un castelletto in Valle d’Itria e da lì controllava ogni cosa, e metteva nuove tasse sulle case, sui bar e sui ristoranti, sui pizzuli dove pisciavano i cani. Persino per starnutire per strada dovevi pagare. E ovviamente si pagava anche per nascere col pedigree di cittadinanza. Questa tassa aveva un nome preciso: tassa sulla romanità de’ curdunnesi. Secondo cui chi meglio lo pagava più era romano e curdunnese.

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