Avevo in testa una vecchia foto di Lisetta Carmi e volevo scrivere un post sui portuali che protestano, ma poi mi sono vergognato di dire troppe stupidaggini, perché sono giorni che ho perduto la bussola di dove siamo finiti tutti e nel disordine crescente non so più dove sto io rispetto a loro e dove stanno loro rispetto al resto del Paese. Forse non lo sa più nemmeno il Paese dove è finito e contro chi sta combattendo. Il ministro Orlando – che sbaglia le parole e paragona la proposta di tamponi gratuiti a un’ammissione che chi si è vaccinato ha fatto male, ribadendo così l’azione vessatoria del Governo, e come se il buon senso non c’entrasse nulla in queste scelte – di certo non lo sa. Da una parte si dice che il pericolo, a parte “pochi” estremisti, è scampato; dall’altra i “pochi” estremisti sono milioni di persone a cui quasi si nega la ragione, o li si offende, tutti mostri, bruti, fasci, tutti scemi. Tutto ciò che nega i miei valori. Da una parte difendiamo l’accoglienza e ci diciamo diversi da Salvini, dall’altra postuliamo la censura negli stessi termini e con lo stesso linguaggio di Salvini. Accogliamo i più deboli e censuriamo i vili, o tutti quelli che ci stanno sulle balle. Ma se i vili sono quattro milioni di lavoratori non vaccinati, io, che mi dico di sinistra, da che parte devo stare? Coi lavoratori o col Governo? Una volta lessi un racconto, se non sbaglio di Fenoglio, in cui due amici partigiani parlavano dello stesso dubbio. Uno dei due si confidava con l’altro che gli rispondeva che un antifascista non è un cristiano, e se è cristiano non dovrebbe stare in montagna, perché un cristiano porge l’altra guancia, un antifascista spara al nemico. E quando non sai chi è il nemico, chiedeva il primo? Allora chiedi a Stalin, diceva il secondo. Purtroppo siamo finiti male, e l’unico Stalin che conosco, Peppe Stalin per gli amici, non mi toglierebbe dal dubbio, al massimo mi offrirebbe una birra. Ma poi penso anche che chi protesta di certo non aspetta me o che risolva i miei dubbi, né il permesso di nessuno, perché se aspettasse il permesso di qualcuno per lamentarsi, allora non avrebbe più senso protestare, sarebbe un semplice corteo che non porta a nessun vero cambiamento.
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