Ieri leggevo un pezzo del prof Alessandro Ceci in cui faceva notare come quella di essere finiti, oggi, in uno stato di semi-dittatura determinato dalla pochezza politica dopo una prima repubblica tutto sommato garante della democrazia attraverso una classe politica adeguata al suo ruolo, è per certi versi una “illusione”. Se mettiamo sulla bilancia i due periodi, la politica della prima repubblica era ancora più vicina a una “dittatura” della seconda. E fa degli esempi: una classe politica inamovibile al potere per sessant’anni (Andreotti e i tanto rimpianti partiti), che ha dominato fra corruzione (nella Magistratura, nella Tv pubblica, nella Scuola, nella Sanità) e intrighi politici, omicidi di stato (Moro), tentativi di golpe, collusione con bande e organizzazioni criminali come la Mafia (lasciate libere di agire e foraggiate attraverso fondi pubblici che avrebbero dovuto essere usati per lo sviluppo del paese e del Meridione in particolare), lobby segrete e massoniche (P2, Gladio), servizi segreti, terrorismo rosso e nero teso a favorire l’ordine pubblico attraverso il terrore e le bombe, una politica industriale incurante del paesaggio che ha devastato il paese costruendo impianti dovunque capitasse, cementificando senza una visione del futuro, e incentrando i trasporti esclusivamente su gomma per favorire una industria in particolare (la Fiat) ancora una volta collusa col potere. Di fronte a tutto questo, dice Ceci, il paesaggio politico che c’è oggi (comunque frutto culturale di quegli anni), per quanto caotico e caratterizzato da personalità politiche impreparate, infantili e di scarso rilievo, proprio per via del suo caos spesso ingestibile (oltre che inguardabile), è paradossalmente un paesaggio assai meno castrante di quello che c’era prima. Offre delle possibilità di fuga, o di arrembaggio. Anche se, mi viene da dire un po’ più sconsolato, se fra fascismo e prima repubblica (dove perlomeno ci avevano instillato un sogno di grandezza, fra impero e boom economico) non ne siamo usciti, mi pare proprio difficile pensare che potremo farcela adesso che non c’è più nulla, nemmeno il sogno di una pensione. Non per me almeno, forse per chi vota Berlusconi.
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