Io non lo avevo letto, ma ho visto ora la battuta che Marta Fascina ha rivolto a Brunetta che abbandona Forza Italia: «Roma non premia i traditori», che è una frase in tutto è per tutto, nel rimando storico, nell'ironia livorosa e nel linguaggio, fascista. Roma non perdona i nani. Che è tutto dire, non tanto della bassezza dei toni raggiunta da certa politica, ma del clima culturale tutto in cui quella politica si muove e che alimenta. Come diceva ieri un mio amico, la paura vera non è che la Meloni prenda il potere e restauri il regime, le adunate e il saluto romano, ma che un'accelerazione verso un certo tipo di linguaggio possa definitivamente avallare una certa cultura del paese, che già c'era ma che almeno passava per scorretta. Perché il linguaggio politico non è innocuo e in un paese in cui prospera al ribasso, in quello mette fondamenta un certo tipo di società, di cui gli ultimi esemplari, per fare un esempio noto, sono i fratelli Bianchi, che non sono un caso isolato come qualcuno spera, ma sono il risultato emerso di una certa sottocultura, quella che da una parte fa i raduni per strada col saluto romano (folclore), ma quando c'è da picchiare picchia duro. Poi certo, è vero, se la democrazia decreterà che vinca un certo tipo di cultura, allora forse sarà giusto dare spazio anche a quella cultura, se non altro per farci finalmente i conti.
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