A parlare col senno di poi siamo tutti bravi, lo so, però quando leggo stamattina i titoli dei giornali che rilanciano i lamenti dei sindaci alluvionati delle Marche: “Nessuno ci ha avvertiti”, non posso fare a meno di pensare che invece sono anni che c’è chi ripete che abbiamo un’emergenza climatica in corso e che siamo agli sgoccioli, per cui forse quei titoli andavano corretti in: “Nessuno ci ha avvertiti che poteva succedere anche a noi” e con tutto che quelle sono zone fragili. Poi certo, possiamo anche continuare a far finta di nulla, continuare a credere che il mondo va così da sempre e quelli sono fenomeni occasionali che di tanto in tanto ti toccano, ma solo a costo di non alzare lo sguardo, perché quei fenomeni imprevisti e tremendi solo l’anno scorso hanno colpito la Germania, il Canada e il Giappone, il mese scorso il Pakistan, la settimana scorsa l’Afghanistan e negli ultimi mesi gli Stati Uniti, il Sudafrica e la Cina. In un’ottica globale, come si fa a definirli fenomeni occasionali? Eppure se lo dice Greta è una gretina, se lo dice Tozzi non ha titoli, se lo dice Mercalli è uno che va in TV per farsi bello, se lo dice un serio professore universitario chi cazzo se lo incula, la politica lo dice male o non ne parla, perché c’è la crisi energetica in corso e allora dobbiamo scegliere se spegnere i condizionatori o no, e ogni scusa è buona per tapparsi le orecchie e chiudere gli occhi. Noi per primi. Anche perché l’emergenza climatica non riguarda solo il prevedere che ci sarà stanotte un temporale, ma il capire che, siccome “potrebbe esserci” andrebbero studiate delle soluzioni a monte per prevenire i disastri, regolamentare meglio certi piani urbanistici ed edilizi, mettere in sicurezza le zone a rischio, ripartire dalla cura del paesaggio, dall’architettura e dall’ambiente, invece di concentrarci unicamente su come aggirare i regolamenti od ottenere i condoni.
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