mercoledì 7 settembre 2022

farmacia ospedaliera

Ieri ho fatto la prima esperienza della farmacia ospedaliera. Che sulla carta nasce per dare una mano al cittadino a velocizzare l’approvvigionamento di medicinali importanti, poi nella pratica è (secondo me) l’ennesimo disastro della sanità che demanda ai cittadini per tagliare sui costi. La farmacia ospedaliera più vicina al mio paese è a 30 km, dispersa nella campagna di Putignano, per arrivarci serve un’auto, un’ora di viaggio fra andata e ritorno più l’inevitabile fila di attesa (lunga, visto che serve mezza provincia di Bari) e non apre tutti i giorni ma solo in determinati giorni e a determinate ore molto stringenti (due ore a metà pomeriggio il martedì, due a metà mattina il mercoledì ecc.) per cui per andarci devi mollare il lavoro. Non solo, ieri quando ci siamo andati con due ricette diverse, la signora allo sportello ci fa: “Questa ve la posso dare oggi, per quest’altra dovete tornare domani mattina perché la diamo solo il mercoledì”. Se questo è stato fatto per velocizzare i cittadini, non riesco a immaginare quanto era lunga la trafila una volta. Ovviamente danno dosi mensili, e l’idea che questo è un impegno che mi prenderà una giornata ogni mese per il resto della vita di mio padre mi atterrisce. Ho provato a chiedere se c’è un servizio che fa qualcuno in paese per ritirare queste medicine così da evitarsi la scarpinata in campagna, non è chiaro. Una farmacia lo faceva ma gli orari stringenti sono scomodi anche per loro e hanno lasciato perdere, un’altra lo fa talvolta, a titolo di favore per i suoi clienti, Uomo 2000 lo faceva durante il Covid e ora solo ogni tanto per qualcuno, alla farmacia ospedaliera mi hanno detto di rivolgermi alla Croce Rossa (non scherzo). Possibile, mi chiedo, che non si riesca a organizzare in Comune una rete o un servizio messo a sistema per tutti quelli che hanno bisogno? Eppure in mezz’ora di fila lì, ieri, ho visto arrivare tre persone del mio stesso paese. Un servizio in cui accumuli le richieste, vai due o tre volte al mese lì e rifornisci le persone senza costringerle ogni volta a spostarsi in massa? E senza contare che così com’è, se sei vecchio, disabile, povero, senza figli accanto, sei già tagliato fuori dal diritto alla salute che ti spetta. O devi pagare qualcuno che ci vada per te, e voglio capire come fa chi prende una pensione da fame. Già immagino che succederà anche a me, che non ho figli, quando avrò l’età di mio padre. Ma non è solo questo, l’altro giorno in paese non si trovava più una goccia di benzina, i benzinai a secco mandavano i clienti che ronzavano da una pompa all’altra nei paesi vicini a fare il pieno. Magari è stato solo un caso, ma non ci metterei la mano sul fuoco. Ed è vero che di qui a dieci anni avremo tutti le auto elettriche, ma nel frattempo se la crisi avanza e la benzina finisce si resta tutti a piedi e poi voglio vedere.

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