Complice l’estate, mi pare che in pochi abbiano seguito questa storia, ma facendo stamattina una rapida cernita sui social mi ha fatto strano accorgermi di come, dopo aver letto alcuni mesi fa i post più indignati e incattiviti contro gli ecoterroristi che lanciavano la zuppa contro le opere d’arte nei musei, quasi nessuno si è scatenato contro i turisti tedeschi che hanno distrutto realmente un’opera d’arte a Viggiù, una statua di Enrico Butti, per fare un video scemo sui social, poi cercando di ripagare il proprietario con appena 200 euro (dopo averne spese 400 a pranzo!), come se fosse una patacca “di sabbia“, atteggiamento che denuncia il più totale disprezzo del luogo che li ospita, e che fa parte secondo me degli aspetti NO del turismo selvaggio a cui si sta destinando l’Italia. O meglio ancora, una delle poche che è intervenuta con forza è stata Concita De Gregorio, ma si è presa più rimproveri lei dei tedeschi per i termini infelici usati per definirli, tanto che alla fine la notizia vera è diventata lei per come scrive e non loro. Così De Gregorio ha chiesto scusa e si è presa ancora più rimproveri perché le scuse non hanno convinto nessuno. E insomma le parole sono importanti, ma della statua pareva fregare relativamente poco a pochi, e mi viene da pensare che un po’ sia così semplicemente perché forse avevano ragione gli ecoterroristi quando andavano a cercare i Van Gogh e i Vermeer nei musei per finire sui giornali. Alla fine chi cazzo lo conosce Enrico Butti? Non lo conoscevano i tedeschi e nemmeno gli italiani. L’amore per l’arte, in Italia, è tutto fatto di cartoline.
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