Siccome l’altro giorno si parlava con un altro editore della bellezza della poesia come cosa perfettamente “inutile”, mi stavo oggi chiedendo a cosa paragonarla. Sarebbe troppo facile, e volgare, pensare alla defecazione, tanto più che la defecazione è cosa perfettamente utile alla funzionalità del corpo, utilissima anzi, quindi si può tranquillamente dire che scrivere poesie è qualcosa di ancora meno significativo che andare di corpo. L’immagine migliore che mi è venuta in mente l’ho avuta oggi, mentre ero bloccato in fila in posta per spedire un libro. Ecco, scrivere poesie oggi in quanto attività perfettamente “inutile” è come farsi un paio d’ore di fila in posta coi pensionati, mentre cerchi di consegnare il tuo messaggio a qualcuno – chi te lo ha ordinato non si sa, non il medico, non l’imperatore – senza sapere se chi lo riceverà lo leggerà, e comunque pagando le spese di spedizione, e immaginando il giorno in cui sarai nell’altra fila, fra i vecchietti che aspettano di percepire un magro risarcimento prima che sia tardi. Ecco la bellezza della poesia sta tutta lì, nell’immaginare di arrivare fino allo sportello e invece di pagare tu una somma per spedire il libro, pretendere di essere pagato per essergli sopravvissuto.
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