mercoledì 23 agosto 2023

spaghetti

Telefoni bianchi (1976) di Dino Risi, contiene una scena, a circa metà film, che mi fa pensare al cinema di Buñuel e di Ferreri, in cui il divo Franco D’Enza – interpretato da Vittorio Gassman che assume qui la maschera e i lazzi di Alberto Sordi – fa uno scherzo perfido durante una festa a cui ha invitato alcuni industriali arricchitisi alle spalle del regime. Accende la radio per sentire il bollettino radio e si sente la voce di Mussolini che comunica come nel giro di ventiquattr’ore il partito fascista assumerà il controllo e statalizzerà tutte le fabbriche e le banche del paese, pena la fucilazione per chi si ribella. Gli invitati restano come congelati. “Ma non è possibile, è la rovina del paese, siamo rovinati!” grida uno. Un altro lo rampogna: “Osate discutere le decisioni del Duce? Che camicia nera siete?”. Il primo si allontana intimidito. E un terzo: “Ah, se Mussolini si mette contro gli industriali s’è ripulito!” A quel punto D’Enza, dopo averli insultati un po’ chiamandoli “papponi” e gridando loro che “è finita la pacchia!”, scoppia a ridere con cattiveria e rivela che era stato tutto uno scherzo, la voce di Mussolini era stata falsificata così, tanto per ridere. Tutti gli invitati si sentono sollevati ma dall’altra stanza arriva il rumore di uno sparo. L’industriale che si era allontanato si è ucciso. Gli invitati sono scossi, un paio di loro lasciano la festa indignati, ma D’Enza cerca di minimizzare l’accaduto: “Si vede che avrà avuto i suoi problemi, era fragile, poverino. Non ci pensiamo, non facciamo un dramma, via i musi lunghi, arrivano gli spaghetti, mangiamoci quelli” così gli altri restano a mangiare, col morto ancora caldo nella stanza accanto. 


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