Da quando sono usciti i dati di vendita dei libri candidati allo Strega, che dicono precisamente quello che qualsiasi piccolo editore sa e ripete ai suoi autori da sempre: che gli editori non fanno i miracoli e che chi crede che basti scrivere un libro per menarsela sta prendendo una cantonata clamorosa, che chi ambisce al successo si deve sbattere come tutti, non basta il talento, tutte cose che prima dello Strega erano considerate scuse, e adesso sembrano un po’ più vero perché lo confermano quelli che stiamo sempre ad adulare per il loro successo; da quando sono usciti i dati, insomma, gli scrittori, quasi si sentissero accusati di aver peccato di vanità, si difendono e da più parti lanciano i loro buoni consigli: chi vuole scrivere si trovi un lavoro, perché con la scrittura non si campa. Questo detto da gente che fa corsi di scrittura, scrive sui giornali, fa i giurati ai premi, lavora in radio, fa editing per case editrici ecc. C’è persino gente come me e tanti miei amici che per stare dietro a questa cosa della scrittura ha fatto la cazzata di aprire una casa editrice – e aspetta io sono negato coi soldi, ma altri se la cavano meglio – perché alla fine voleva fare solo questo, lavorare con la scrittura, o nella scrittura, anche se un piano più in basso. E adesso viene lo scrittore di turno, sgamato, e dice a tutti, me compreso, di trovarsi un lavoro serio, proprio come farebbe mio fratello o uno qualsiasi della mia famiglia che non crede affatto in ciò che faccio e mi ripete: trovati un lavoro alle poste, o come insegnante, fatti raccomandare per un posto in qualche ufficio. La scrittura è un hobby! E no, caro il mio scrittore, va bene se me lo dice mio fratello, ma detto così da te mi pare quasi una truffa. Tu che comunque hai più chance di me di farcela, tu che bene o male ci metti la faccia, almeno tu dovresti essere quello che sì mi apre gli occhi, ma ci crede più di tutti. Non quello che dice quasi scocciato “si vende poco perché il sistema è questo e fa schifo”, ma quello che dice “si vende poco e fa tutto schifo ma io lo faccio uguale, perché sono un drogato della scrittura, e se sei un drogato come me saranno pure cazzi tuoi, ma fallo se vuoi, a tuo rischio e pericolo, io ti ho avvertito” e poi decide chi ti legge di che morte morire. (Scrivo questo mentre sto leggendo i racconti di Dashiell Hammett, considerato sulla carta il padre del genere hard boiled, quello su cui oggi campano centinaia di autori e sceneggiatori, uno che ha fatto una vita di merda ed è morto povero, tisico e dimenticato da tutti. Però quello voleva fare e l’ha fatto). Tanto, caro il mio scrittore, a dire che fa tutto schifo ci sarà sempre qualcuno più bravo e convicente di te.
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