martedì 10 dicembre 2024

boxare con l'ombra


È vero, come dicono, che l’ultima produzione di Monicelli non è più all’altezza dei suoi anni d’oro, eppure a tratti riesce ancora a stupire per qualche elemento di novità o scena di grande bellezza. Ad esempio, non ne ho trovato scritto da nessuna parte, ma in Cari fottutissimi amici del 1994 credo di aver visto la prima rappresentazione cinematografica dei partigiani non come buoni o cattivi, ma come sadici. Nel film si parla di questo gruppo di scalcagnati boxeur toscani che campicchiano esibendosi in provincia, nei mesi della liberazione, in cambio di cibo. Raccolgono per strada una ragazza e accettano di accompagnarla al pranzo di matrimonio di un noto capo partigiano che ha nascosto durante i rastrellamenti, ma arrivati lì la ragazza gli rinfaccia davanti a tutti di averla sedotta e abbandonata e prova a lanciargli contro una bomba a mano, senza però ferire nessuno. I partigiani prendono l’intero gruppo, terrorizzato, e li mettono al muro per fucilarli come traditori, ma all’ultimo minuto sparano per aria e li cacciano in malo modo, dicendo loro di ringraziare perché il capo partigiano ha trovato “una moglie spiritosa”. È una scena comica solo a parola, che anzi viene stemperata da soluzioni comiche perché invece è molto cattiva, al punto da rimandare all’altra grande fucilazione del cinema monicelliano, quello in chiusura della Grande Guerra da parte dei soldati austriaci. Mi verrebbe da dire che l’ambientazione non è stata scelta a caso, perché solo dei toscani possono essere così sadici, se i partigiani fossero stati piemontesi li avrebbero ammazzati e basta, senza fantasia, se fossero stati napoletani avrebbero finito per invitarli a pranzo. Ma non è nemmeno l’ultima delle disavventure di questi poveri cialtroni nel loro sforzo di sopravvivere. Alla fine si ritrovano ingannati, derisi e derubati da tutti: dai soldati angloamericani venuti a liberarli, dai partigiani italiani, dalle fidanzate rimaste a casa e che ritrovano incinta di un altro, persino dai loro stessi amici: ma è proprio qui, nell’ultima scena, quando sono completamente a terra, derubati persino del loro camioncino, che questi sventurati cominciano a menare pugni all’aria e a boxare con la propria ombra, ed è questa l’ultima scena di grande poesia del cinema di Monicelli.

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