Da come la leggo qui sui social nelle ultime ore Trump ovvero “l’uomo della pace” si è messo d’accordo con Putin ovvero “la vittima di tutte le Nato” sacrificando la Siria “dove il più pulito ha la rogna” data in pasto a tagliagole e terroristi che nei prossimi anni se la spartiranno in combutta con Israeliani e Turchi come contropartita per finire la guerra in Ucraina. Probabilmente sono io che non capisco molto di geopolitica, quindi mi fido di chi scrive con tanta sicurezza. Alcuni anni fa, uno scrittore che amavo molto, Carlo Bordini, nei suoi post rimpiangeva un’epoca in cui il mondo era diviso in due blocchi di potere perché almeno – diceva – c’era un equilibrio fra le parti, invece di lasciare tutto in mano a un solo potere e a un sistema economico fallimentare, quello orrendamente consumistico in cui viviamo, a cui non sappiamo rinunciare pur dichiarandoci in buona parte antioccidentali e che prima o poi finirà per collassare o divorarci come fa Saturno nel celebre dipinto di Goya. Non è che sbagliasse, Bordini. Eppure, anche se la storia avanza, mi sembra che tutti i conflitti in corso, e anche la visione di chi li guarda e commenta, non siano il frutto di un solo potere in campo che imperversa su tutti, ma siano ancora il frutto di quel pensiero “binario” che non ce la fa a morire anche di fronte all’evidenza dell’esplosione in corso. Pensiero di gente vecchia ancorata a vecchi poteri che tifa per la propria squadra ed è contestata da gente altrettanto invecchiata che parla di “pensiero critico” e intanto fa il tifo per l’altra squadra o contro la propria. Tifoserie allo sbaraglio. Ma qui non sono più due le forze in campo, sono tante, e stare sempre a dire che “è tutta colpa della Nato” è ancora un modo per ammettere che per noi il mondo è diviso in due, padroni e schiavi, è una forma di razzismo al contrario in cui implicitamente diciamo che tutti gli altri che non sono Nato non sono nemmeno buoni ad avere un’idea che non sia la loro, a fare un’azione che non sia la loro, che sono talmente poveracci che non valgono nulla senza di noi o di fronte al nostro strapotere. Anche questo è pensiero postcoloniale, che sottovaluta e non rispetta la capacità di determinazione dell’altro, quando ciascuno, persino l’ultimo dei paesi poveri, persegue il suo specifico interesse e non è detto che lo persegua con maggiore equità e giustizia di quanto facciamo noi. Ecco, quello semmai che ci manca è un sistema diverso, un pensiero diverso che non sia soltanto consumistico, oppure integralista come sola alternativa al nostro. Dove non c’è uno che prevale sull’altro per forza di violenza o di denaro, ma allo stesso tempo non ci sono così tanti che versano sangue sulla testa di quelli che stanno più in basso. A me sinceramente non manca il vecchio mondo di Bordini, vorrei riuscire a sognarne uno nuovo dove non c’è più nessuno e si sta finalmente in pace.
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