"A volte vorrei essere la superficie" scrive Levante, sottolienandolo due volte col rosso, nel suo nuovo libro di poesie collage e dipinti, intitolato Opera quotidiana e orgogliosamente pubblicato da Rizzoli, a cui non si può dir nulla perché bisogna anche fare cassa. Ma io che l'ho sfogliato vorrei anche risponderle (senza sembrare il solito maschio) che non capisco questa finta modestia, giacché da ciò che ne ho letto questo libro è tutta superficie, visivamente splendido sotto l'aspetto grafico e illustrativo, ma al grado zero dello scavo intimo, tanto più se a scriverlo (e questo forse è il lato per me più deludente) è una giovane donna di 37 anni, che scrive appunto: "Parola, sei una magia che mi accade / l'emozione mi esplode nelle viscere e nelle viscere ti trova", oppure si chiede "A che binario mi aspetta la vita? E perché proprio al 23?" o rivendica uno spazio con banalità: "Carissima/ stella nera/ principessa inquieta/ nel regno dei maschi/ hai/ la colpa di essere/ un cervello a cuore aperto/ con passo leggero/ avanza ancora/ questa è la tua voce/ alzala" (quest'ultimo realizzato come un collage di parole ritagliate dai giornali che tutto ha da invidiare a un Balestrini). Ecco, io senza voler sembrare il solito maschio del regno dei maschi che se la prende con una donna più giovane perché ha successo, vorrei anche dirle che sì, io un po' ci rosico sapendo che la pubblica Rizzoli con un libro così debole nei contenuti, e che mi dispiace anche un po' per voi: per voi poetastri che magari siete altrettanto superficiali, ma non avendo lo stesso potere commerciale da spendervi non potete che mandare il vostro libro a me (che vi cestinerò); e per voi, poeti e poetesse che ci provate a trovare un vostro spazio editoriale, ma purtroppo avete sbagliato i tempi, e dalla parola che si fa magia nelle viscere siete già passati intorno ai quattordici anni.
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