Mi illudevo fosse solo una mia impressione, invece l’impressione è stata confermata da una serie di indagini di cui oggi si è parlato su alcuni giornali: il servizio dei trasporti pubblici in Puglia è peggiorato dopo il lockdown: ci sono meno mezzi, con un servizio assai più carente e con un aumento costante dei ritardi. Al punto che non solo se ne lamentano i vari turisti, dato che il settore trasporti è visto spesso solo in relazione al turismo, ma ha avuto ripercussioni anche sulla vita dei pendolari, di quei residenti in Puglia che una volta andavano al lavoro in città coi mezzi pubblici, e dopo il lockdown, a causa di questa crisi, hanno dovuto rinunciare a quel servizio: si è registrato così, rispetto al 2019, un calo del 65% dei pendolari pugliesi che usano i mezzi i pubblici (più della metà in meno in cinque anni!). Questo significa, in soldoni, non solo una diminuzione delle entrate per il servizio pubblico, ma anche una rimodulazione dei finanziamenti pubblici inerenti il settore trasporti che riduce la possibilità di lavoro e rallenta ulteriormente il riammodernamento sempre più necessario per un servizio sempre più obsoleto. Inoltre, con la metà dei pendolari che prima usavano i mezzi e ora usano la macchina, si è registrato un aumento esponenziale del traffico automobilistico che ha ripercussioni non solo ambientali: infatti, è contemporaneamente aumentato il numero dei casi di stress da lavoro (aumento del 18%) e, anche in conseguenza di ciò, degli incidenti stradali (aumento del 14% nella sola area metropolitana di Bari), molti dei quali sono degenerati in rissa, considerato il generale aumento dell'aggressività.
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