sabato 7 dicembre 2024

lingua morta

Ieri leggevo un’inchiesta pubblicata sul Sole 24ore: la natalità degli italiani è al suo minimo storico, in compenso siamo il primo paese europeo per arrivo di immigrati. Allo stesso tempo siamo uno dei paesi più ignoranti della propria cultura, ce ne gloriamo senza sapere perché. A rincarare la dose, un’altra inchiesta uscita in contemporanea – l’ho letta su Repubblica, ma l’hanno condivisa in tanti – dice che quest’anno rispetto al 2023 ci sono 900.000 lettori in meno, o per povertà o per estinzione. Tutto questo mi rattrista enormemente. Hai voglia a seguire le panzane allarmistiche del governo sulla regolamentazione degli immigrati, ma se tutto questo non è accompagnato da una adeguata politica culturale, io penso solo che non si può arrestare un flusso naturale di persone giovani e vitali in un paese vecchio e prossimo al suo collasso. Forse altrove si chiederebbe a queste persone di imparare la nostra lingua e la nostra storia per preservarle insieme alla loro. Ma io ho amici insegnanti che mi raccontato di classi con stranieri abbandonati a se stessi nell’incapacità di comunicare. Molto presto la nostra lingua, che è nulla più di un dialetto su scala globale, per quanto nobile sia, priva com’è di cura da parte dei suoi stessi parlanti, sarà completamente abbandonata e dimenticata senza troppi patemi. Io la vedo come la mia sconfitta, come la prova ultima che il meglio che ho da offrire a questo mio paese in termini di linguaggio, di poesia e letteratura non solo non è capito né gradito, ma è perfettamente inutile e presto diventerà incomprensibile come il latino e il greco. Una lingua morta.

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