Visualizzazione post con etichetta bukowski. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta bukowski. Mostra tutti i post

martedì 15 giugno 2021

giocare al ribasso

Ho appena letto (non lo sapevo) che Nick Cave pensa che Bukowski come uomo fosse un cretino e come poeta faccia schifo. Mi è venuto da ridere perché ho pensato che Bukowski (che notoriamente ascoltava solo musica classica) avrebbe detto lo stesso della musica di Cave e di tutti quelli che preferiscono l'insalatona rock a Beethoven e Sinatra. E voi che ne pensate, chi fa più schifo dei due? O si equiparano?

domenica 30 maggio 2021

il passero rosso

Ho ancora dei tuoi libri a casa, tutti di Bukowski, manco a dirlo. L'idea era quella di coltivare il pessimismo ottimistico, ma mica sempre ti riusciva. Ricordo certe incazzate epiche, a volte per un niente. Una volta te la sei presa per un panino con la mortadella. Eri comunque più libero di me, ma anche per questo più solo. Il che non ho mai capito se fosse un bene o un male. Però avevi un modo di parlare lento, a tratti stonato, forse per tutto il vino che ti sei bevuto negli anni, e per forza di cose, con te, uno doveva fermarsi e buttare all'aria ogni altro impegno e starti dietro. Qualche volta, lo confesso, ti ho bestemmiato i santi, ma era un’arte anche quella, in fondo, l’arte della chiacchiera e dei discorsi lunghi tirati fino a tardi. A dirsi cosa poi? Io non mi ricordo più niente, solo tutto quel tempo che se ne andava e questa cosa del pessimismo ottimistico e un certo brindisi che abbiamo fatto una volta, «Alla cattiva scrittura e ai pessimi amori», anche quello fregato a Bukowski.


 

giovedì 8 aprile 2021

parla da sé

Ho appena letto una discussione in cui due persone riprendevano, ancora una volta, la questione irrisolta della poesia “Non ho smesso di pensarti” di autore anonimo, ma che i più attribuiscono a Bukowski. Ricorda un po’, in minore, la storia della poesia “L'amicizia” che tutti attribuiscono a Borges (anche Matteo Renzi) pur non essendo opera dell’argentino. La cosa assurda è che a questo stadio non conta più nulla il fatto che sia oggettivamente troppo melensa per essere di Buk, e nemmeno che lo abbia dichiarato persino Simona Viciani, che è la sua traduttrice italiana: nella considerazione comune ormai “Non smetto di pensarti” si è a tal punto legata alla sua figura, che continua testardamente a riciclarsi come una delle massime creazioni dell’autore americano, fino al punto che viene da chiedersi cosa piaccia tanto della sua opera poetica, se poi per molti il suo massimo capolavoro è un apocrifo scritto da un altro. Ma guai a mettere in dubbio la cosa, si rischia di non essere creduti. Così è successo a chi ha commentato il post con la poesia: “Non è di Bukowski”; al che un altro ha risposto: “Non può essere”; “Perché non può essere?” ha chiesto il primo. “Perché è troppo bella per non essere sua”, che è il tutto e per tutto un assoluto a cui non si può rispondere con la logica, perché sconfina nella fede: se è bella è perché l’ha scritta Buk, punto. Io non ci provo nemmeno a commentarla una risposta così, perché implica tante di quelle cose sul rapporto fra pubblico e poesia e su quello fra poesia e autorialità, che ne verrebbe fuori una cosa lunghissima. La risposta, già così, parla da sé.

domenica 23 agosto 2020

la crepa (the crunch)

troppo o
troppo poco

troppo grasso o
troppo scarno
o nessuno.

ridere o
piangere

chi t’odia
chi t’ama

estranei con facce come i
culi delle
puntine da disegno

eserciti che si fanno largo in marcia
su strade di sangue
sbandierando bottiglie di vino
e fottendo di baionetta
le vergini.

o un vecchio in una stanza modica
con una fotografia di M. Monroe

è così vasta la solitudine di questo mondo
che puoi osservarla nel lento movimento delle
lancette di un orologio.

gente sfinita
mutilata
dall’amore o da nessun amore.

ma davvero faccia a faccia la gente non è buona
l’un con l’altra.

il ricco non è buono con il ricco
il povero non è buono con il povero.

e ciascuno ha paura.

il sistema educativo c’insegna
che possiamo avere tutti
culo a vincere.

ma non ci ha mai parlato
delle fogne
o dei suicidi.

o del terrore di una persona
che soffre in una stanza
da sola.

incontaminata
inespressa a

dare acqua a una pianta.

la gente non è buona l’un con l’altra.
la gente non è buona l’un con l’altra.
la gente non è buona l’un con l’altra.

e credo che mai lo sarà.
né gli chiedo di esserlo.

ma delle volte ci penso
a.

le perle del rosario oscilleranno
le nuvole adombreranno il cielo
e il killer decapiterà il bambino
come si spicca con un morso il capo ad un gelato.

troppo o
troppo poco

troppo grasso o
troppo scarno
o nessuno

chi t’odia supera chi t’ama.

la gente non è buona l’un con l’altra.
forse se lo fosse
la nostra morte non sarebbe così triste.

intanto guardo le ragazze
i giovani steli
fiori nati da una chance.

dev’esserci un modo.

dev’esserci di sicuro un modo a cui non abbiamo
pensato.

chi mi ha messo in testa questa convinzione?

che piange
e invoca
e dice che abbiamo una chance.

alla quale non dirà mai di
“no.”

(Charles Bukowski, traduzione mia)

martedì 22 agosto 2017

nan me scèrre

t’u vuléve discere.
I può t’i scrivere ca vogghie turnè
i ca te vogghie ancuòre.
De te nan me scèrre.
I nan te vogghie acchjè.
I nan te scrive manghe ciao.
I nà sàcce a cume stè.
Ma u vulève sapè.
A ce stè pinze?
Stè ride iuòsce?
Ce t’à sunnéte?
Stè jisse?
A ddò stè vè?
Ce vulive fè?
Ce t’à mangète iuòsce?
Ij vulève avè
ma na ténghe
a forze d’acchjàrte.
Manghe tu a tìne!
Accussì stime, aspettanne.
Tu pinze a méje. Ij pénze a téje.
Accussì arrecurdete de méje.
Arrecurdete ca ij te pénze!
I te scrive agne dìgghje vevénne
a vita mègghje.
Arrecurdete c’acchjiarse i vulérse
na ssò a stessa cose.
Accussì ij te vogghie
i nan te vogghie acchjè.

Ieri, mentre ero a rasarmi il cranio, per gioco ho provato a tradurre in dialetto una poesia trovata in rete e attribuita a Bukowski (Non ho smesso di pensarti), anche se secondo me non è di Bukowski per niente.

venerdì 30 giugno 2017

il poeta parcheggiatore

Terminiamo la presentazione dell'ultimo libro da noi pubblicato, quando vicino al tavolo coi nostri libri in vendita si avvicina un tipo alto, grigio, silenzioso. Si presenta: Ciao, sono un poeta anche io. Lo fraintendo, credo voglia propormi una pubblicazione, gli chiedo: Quindi, vuoi farmi leggere il tuo libro? Mi risponde: No, veramente volevo sapere se mi compravi una copia, costa solo 4 euro. Allora mi viene da ridere e gli dico: Affare fatto! E compro una copia del suo libro, me la faccio anche autografare. Mi racconta di sé: Sono un poeta ma per vivere faccio il parcheggiatore, sono un poeta parcheggiatore. Una sorta di Bukowski, gli dico. Gli si accende lo sguardo. Precisamente, mi fa. E quindi, quando scriverai un altro libro che fai, me lo fai leggere quello? Più che altro, visto che sei attento alla poesia, preferirei vendertelo, mi dice.

sabato 21 giugno 2014

scrivere è come pisciare

le dico. Niente mi viene più facile
centrare ogni istante nel buco
e inchiodarlo alla vita.
Sei un Bukowski dei poveri dice
per tirarsela un poco
anche lei. Smettila cristo
di schizzarmi le scarpe. – Anche questa
è poesia.